Come ricaricare un’auto elettrica a casa

RockedBuzz
By RockedBuzz 20 Min Read
Come ricaricare un'auto elettrica a casa

Alessandro Nodari

Alessandro Nodari
del 05 luglio 2023, 11:42





Uno dei maggiori ostacoli alla diffusione dei veicoli a batteria riguarda i tempi di ricarica, decisamente più lunghi rispetto al pieno dal benzinaio. C’è però una buona notizia: questa operazione si può effettuare anche dalla propria abitazione!

Attenzione però, perché la ricarica non è così immediata come collegare un telefono alla presa di corrente, e per questo cercheremo di spiegare ai possessori (anche futuri) di auto elettriche come ricaricare a casa

Le domande a cui rispondere infatti sono molteplici: con o senza wallbox? Devo cambiare la potenza dell’impianto? E quanto costa? Non perdiamo altro tempo e cerchiamo di rispondere a tutte, anche evidenziando eventuali problemi e ricordandovi cos’è una presa di Tipo 2 (spoiler, ci servirà!).

Indice

Auto elettriche: come ricaricare a casa
Senza wallbox, con presa Schuko
Con wallbox

Ricarica auto elettrica a casa: quanti kW servono, 3, 6 o di più
Ricarica auto elettrica a casa con fotovoltaico
Quanto costa ricaricare un’auto elettrica a casa
Problemi ricarica auto elettrica a casa

Auto elettriche: come ricaricare a casa

Una delle novità della transizione elettrica è la possibilità di caricare i veicoli a batteria, che siano 100% elettrici o ibridi plug-in, anche da casa. 

Questa soluzione, per chi ne può beneficiare, permette infatti di “fare il pieno di elettroni” anche di notte o quando si sfrutta la vettura, ed è in assoluto la modalità di ricarica più utilizzata tra i proprietari di auto elettriche. 

C’è però un problema. La ricarica di un veicolo a batteria non è come quella di un telefono o di un computer: le potenze in gioco sono molto superiori e per questo abbiamo due opzioni a disposizione. Vediamo quali sono, ma prima chiariamo un paio di concetti. 

Per caricare un’auto elettrica dobbiamo fornire corrente, ma le correnti non sono tutte uguali. La nostra rete infatti è in corrente alternata, ovvero la cui direzione cambia continuamente, mentre i dispositivi a batteria accettano solo corrente continua, ovvero gli elettroni si muovono sempre nella stessa direzione.

Per fornire corrente continua, dobbiamo trasformarla attraverso un raddrizzatore, e questo processo o avviene all’interno dell’auto, attraverso il caricatore del veicolo, o all’esterno, attraverso le colonnine in corrente continua (che non sono oggetto di questo articolo). Per accettare questi due tipi di corrente, i veicoli elettrici ormai hanno o solo una presa, che accetta connettori di Tipo 2 e CCS (quest’ultimo per la corrente continua), o due prese, una di Tipo 2 e una CHAdeMO (per esempio Nissan Leaf, ma è sempre più raro in Europa). Questo per spiegare cosa troveremo sull’auto. 

Dall’altro lato, invece abbiamo due possibilità. O una presa a muro normale, di tipo Schuko, o un dispositivo appositamente installato chiamato wallbox che ci permette di caricare a velocità maggiori e gestire in modo più intelligente la nostra rete. Entrambi usano corrente alternata e quindi si collegano alla presa di Tipo 2 del veicolo. 

E in mezzo? Dipende. Se colleghiamo il veicolo alla presa a muro tramite Schuko, avremo un cavo di alimentazione per presa domestica che viene normalmente fornito con il veicolo (che termina da un lato con la Schuko e dall’altro con il connettore di Tipo 2), altrimenti avremo un cavo di Tipo 2

Spiegati questi concetti, andiamo a scoprire le differenze tra le due soluzioni.

Senza wallbox, con presa Schuko

Auto elettriche: come ricaricare a casa

Come abbiamo anticipato poche righe sopra, quando comprate un’auto elettrica questa viene in genere fornita con un cavo di ricarica domestica dotato di Schuko da inserire direttamente in una presa a muro in casa da 220 volt.

Ovviamente non è un semplice cavo, ma sarà dotato di un componente che serve in teoria a proteggere da surriscaldamento, sovratensione e sottotensione.

Quindi che problema c’è? In Italia non c’è una normativa, ma ci sono tre considerazioni da fare. La prima è legata alla presa a muro. In Italia lo standard è la presa a tre poli da 10 A, ma alle vostre pareti potreste anche avere prese da 16 A o Schuko. 

In caso non abbiate una presa Schuko a muro, sareste tentati di utilizzare un adattatore, proprio come fate con il microonde. Pessima idea, perché un cavo domestico assorbe anche 2,3 kW e un adattatore potrebbe rischiare di friggere. 

Ma mettiamo che abbiate una Schuko. Colleghiamo la nostra auto e ricarichiamo. A questo punto noteremo poi che la velocità di ricarica è molto lenta. Questo significa che potrebbe non bastare una notte per ricaricare il nostro veicolo. Facciamo due conti. Mettiamo di avere un’auto con batteria da 25 kWh e ricarichiamo a 2,3 kW. Sono più di 10 ore per la ricarica completa. Ma se la batteria è da 75 kWh, superiamo abbondantemente le 30 ore. 

Il terzo punto riguarda proprio il tempo di ricarica e ci fa tornare alla presa. Le nostre prese, anche le Schuko, non sono progettate per questo tipo di utilizzo prolungato nel tempo e potrebbero surriscaldarsi. In ogni caso, il consiglio è di non superare mai i 10 A.

Quindi che fare? Abbiamo due scelte. Se facciamo pochi chilometri al giorno, possiamo pensare di attivare la ricarica durante la fascia notturna, quindi tra mezzanotte e le 7 del mattino, e avere comunque un quantitativo di carica sufficiente. 

Non è la soluzione consigliata dai produttori, proprio per il motivo sopra esposto, ma permetterebbe di risparmiare. In alternativa, se prevediamo di ricaricare sempre da casa, possiamo pensare di cambiare presa e installare una presa di tipo industriale a tre poli da 32 A, più resistente alle temperature e pensata proprio per l’utilizzo prolungato. Questa necessiterebbe di un caricatore portatile apposito, in quanto quelli forniti dalle case automobilistiche non sono dotati di connettore industriale, ma la spesa non è eccessiva (intorno ai 250 euro).

Altrimenti, possiamo decidere di fare un investimento e installare una wallbox. Vediamo cosa significa. 

Con wallbox

Auto elettriche: come ricaricare a casa

Ma cos’è una wallbox? Qui trovate il nostro approfondimento, ma essenzialmente è un caricabatterie collegato direttamente alla vostra rete domestica che, come suggerisce il nome, è montato su una parete della vostra proprietà e permette di caricare la vostra auto a velocità molto maggiori e in modo più sicuro.

Questo dispositivo, che deve essere installato da un tecnico qualificato in quanto la sua installazione è regolata dalle normative CEI EN 61851-1, con specifici criteri e parametri da rispettare per la sicurezza, trasforma una presa in una “centrale di ricarica”.

Le wallbox infatti dialogano con l’auto e regolano automaticamente la quantità di corrente da erogare, senza far saltare il contatore elettrico quando c’è il rischio di sovraccarico (se accendete uno scaldabagno, per esempio).

Sul mercato ci sono diversi tipi di wallbox, e in fase di acquisto dell’auto vi verranno sicuramente offerte anche dalla produttrice delle opzioni, con prezzi che possono partire da 500 euro a salire, fino a oltre 1000 euro, a cui bisogna aggiungere il costo di installazione. 

Ma in cosa differiscono le wallbox? Prima di tutto, la potenza. Le wallbox possono andare da 7,4 kW (o anche 3 kW le più economiche) in monofase a 22 kW in trifase, e in secondo luogo si differenziano in base alle caratteristiche smart, come la possibilità di gestire la ricarica da remoto, la programmazione, e molto altro.

Ovviamente, più è potente una wallbox più velocemente ricaricherà la vostra auto, ma con due grossi “MA”. Il primo riguarda la potenza del contatore. In Italia abbiamo una potenza standard di 3kW, e se prendete una wallbox da 22 kW dovrete adattarlo. In secondo luogo, ma che forse sarebbe da mettere al primo posto, dovete controllare le specifiche del vostro veicolo.

Come abbiamo anticipato poco sopra, infatti, noi stiamo fornendo corrente alternata al veicolo, che deve raddrizzarla in corrente continua attraverso il caricatore di bordo. Ma questo caricatore ha dei limiti. Oggigiorno, mediamente le auto hanno caricatori da 11 kW, ma le vetture più economiche potrebbero fermarsi a 7,4 kW. Quindi se avete un’auto che accetta solo 7,4 kW non ha senso prendere una wallbox da 22kW. Ricordatevi, è sempre il dispositivo meno potente, e in genere è il caricatore, a decidere la velocità di ricarica. 

C’è infine un altro limite. Le wallbox devono essere installate sulla vostra proprietà, e in caso di posto auto condominiale potrebbero esserci delle limitazioni, e di certo non potete installarle su un parcheggio pubblico o lato strada.

Per quello, ci sono le colonnine.

Ricarica auto elettrica a casa: quanti kW servono, 3, 6 o di più

Come abbiamo anticipato nel precedente capitolo, gli impianti domestici sono in genere a 3 kW, e la domanda di molti utenti è se sia necessario aumentare la potenza o installare un secondo contatore.

Per quanto riguarda il primo punto, la risposta dipende dal tipo di auto elettrica e dall’uso che ne facciamo. Per auto con batterie nell’ordine dei 25 – 30 kWh o comunque basse percorrenze giornaliere, possiamo pensare di mantenere il contatore da 3 kW e caricare tramite presa Schuko. 

Ma se bisogna ricaricare più in fretta, e passare alla wallbox, potrebbe essere necessario un aumento, e per un wallbox da 7,4 kW possono bastare 6 kW. A questo proposito, ricordiamo che l’ARERA (Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente) ha esteso fino al 31 dicembre 2023 la possibilità di presentare domanda per le agevolazioni legate all’aumento potenza per i contratti residenziali fino a 6 kW. Il contributo da versare in questo caso sarebbe di 55,66 euro per kW contro i precedenti 69 euro.

Inoltre, fino a dicembre 2023, il Gestore dei Servizi Energetici dà la possibilità agli utenti con contratti tra 2 e 4,5 kW di prelevare gratuitamente fino a 6 kW nelle fasce orarie notturne e festive con i dispositivi di ricarica dei veicoli elettrici idonei alla sperimentazione (che dovrete verificare qui).

A questi prezzi, che sono una tantum, vanno aggiunti i costi annuali, che per un impianto da 6 kW ammontano a 71,55 euro in più rispetto a un contatore da 3 kW. 

Oltre i 6 kW conviene? Dipende. Con un contatore da 6 kW e una wallbox da 7,4 kW monofase possiamo caricare completamente una batteria da 50 kW in 12 ore. Non ci sono problemi di surriscaldamento, e stiamo parlando di ricarica completa. Se si carica all’80%, generalmente in una notte possiamo caricare qualunque veicolo e avere al mattino centinaia di chilometri di autonomia. 

Per quanto riguarda il secondo contatore, questo potrebbe essere necessario solo se si vuole installare una wallbox in garage o comunque in spazi condivisi.

Ricarica auto elettrica a casa con fotovoltaico

Se avete la fortuna di poterlo fare, abbinare la stazione di ricarica domestica a un impianto fotovoltaico consente di caricare la propria auto a costo zero per l’ambiente. 

Ma come fare? Per prima cosa, di un impianto fotovoltaico in grado di produrre abbastanza corrente per i nostri consumi e per caricare una batteria. Mediamente (sono numeri indicativi) abbiamo impianti tra i 3 e i 5 kWp, in grado di produrre fino a 30 kWh al giorno. Per caricare un’auto elettrica servono mediamente 10 kWh al giorno, quindi un impianto da 5 kWp dovrebbe bastare, ma in caso ne abbiate meno o i vostri consumi base siano più elevati, considerate almeno 1 kWp in più (4 – 5 pannelli solari).

Poi cambia a seconda di dove abitate. Al Nord, per esempio, con una bolletta annua di 5.500 kWh avremo bisogno di 5 kWp, mentre al Sud con una bolletta uguale avremo bisogno di un impianto da 3,5 kWp. 

A questo punto l’impianto fotovoltaico è costituito da altre due componenti, un inverter, che raddrizza la corrente continua prodotta dai pannelli solari in corrente alternata per la rete, e, facoltativamente, un sistema di accumulo per utilizzare l’energia prodotta di notte.

Se non utilizzate il sistema di accumulo (in genere molto costoso), l’energia prodotta in eccesso viene remunerata dal GSE a circa 20 centesimi al kW non consumato.

L’inverter può diventare una colonnina di ricarica collegando l’auto elettrica con il cavo di Tipo 2, e permettere di ricaricarla con potenze da 1 a 6 kW. In alternativa, alcune wallbox smart possono prelevare solo la potenza in arrivo dall’impianto fotovoltaico, ottenendo così il massimo risparmio economico, e lo stesso in caso si abbia installato un sistema di accumulo.

Per quanto riguarda i costi, dipende da molti fattori, come il materiale dei pannelli, meno efficiente e meno costoso, per arrivare ai pannelli monocristallini. Il costo di un impianto è in genere tra i 1.600 e i 3.500 euro per kWp (è molto variabile, ma dipende da dove abitate), ma la buona notizia è che ci sono dei bonus che permettono di recuperare da 1.200 a 2.000 euro, a seconda della vostra unità abitativa, se unifamiliare o plurifamiliare.

Quanto costa ricaricare un’auto elettrica a casa

Arriviamo alla domanda fatidica. Quanto costa caricare un’auto elettrica a casa? In genere, i costi sono inferiori a quelli delle colonnine, e questo è ancora più vero se si sfruttano le fasce notturne, ma i costi dipendono dalle dimensioni della batteria della vostra auto. Più è grande, più costerà ricaricarla. 

Le batterie variano molto, in quanto si va dai 18 kWh di una Smart EQ ai 111 kWh di una Volvo EX90, per esempio. Se si ricarica da casa, il prezzo è di circa 0,20 euro per kWh, quindi si può spendere per una ricarica da 4 euro a oltre 20, a seconda della vettura. 

In genere non caricherete mai le batterie completamente, e se si pensa che con un kWh si percorre tra i 4 e gli 8 km a seconda della vettura, possiamo ipotizzare mediamente di spendere tra i 2,5 euro e i 4 euro per compiere 100 km. 

Il risparmio rispetto alle colonnine, è notevole, se si pensa che si parte da 0,40 euro per kWh per quelle in corrente alternata per arrivare a 0,90 euro per kWh per quelle ultrarapide in corrente continua.

Problemi ricarica auto elettrica a casa

Infine, chiudiamo questo approfondimento sulla ricarica da casa parlando dei possibili problemi. Questi si possono presentare soprattutto per chi abita in condominio e dovrà in qualche modo venire a patti con i vicini. 

Le questioni sono numerose. Se per esempio vogliamo installare una wallbox nel nostro garage, non solo è possibile che serva un contatore apposito, ma servono anche certificazioni come quella antincendio (che la includa) e un interruttore esterno di tipo B che le disattivi sia verso il contatore che verso le batterie. In generale, i fornitori di energia elettrica mandano un tecnico che valuti la questione.

Il parere dell’assemblea condominiale non è vincolante ed è sufficiente una comunicazione scritta, ma lo diventa in caso la wallbox occupi spazi comuni anche se privata. 

Inoltre c’è un’altra questione. Per condomini grandi cosa succede se tutti installano una wallbox? Passano tutti i cavi? C’è abbastanza potenza dalla cabina di distribuzione per gestire 7,4 kW per, mettiamo, 100 wallbox?

O forse la soluzione migliore in questi casi è installare colonnine per tutti? Ed è fattibile? Rispondere a queste domande al momento è difficile, ma si spera in suggerimenti da parte delle autorità o norme ad hoc, visto che per il 2035 verrà con ogni probabilità messa al bando la vendita di auto a combustione.

Domande e risposte

Quanta potenza serve per la ricarica a casa?
 


Se non si hanno necessità particolari, per la ricarica da casa con un impianto da 6 kW e una wallbox da 7,4 kW si ricarica completamente un’auto con batteria da 60 kWh in 8 ore. 

Quanto costa installare una Wallbox a casa?
 


I prezzi delle wallbox variano abbastanza, e anche quelli di installazione, questi ultimi soprattutto in base a dove si abita. Se una wallbox può costare da 500 euro, con le spese di installazione si può arrivare a spendere oltre 1.200 euro. 
Wallbox più smart poi arrivano a oltre 1.000 euro, con una spesa complessiva che può spingersi a 2.000 euro. Altrimenti, alcuni gestori permettono di installare una stazione di ricarica domestica con una spesa mensile tutto incluso, a partire da 50 euro al mese per 36 mesi. 

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